Intervista a Claudio Passilongo

NOTA BIOGRAFICA

Qualcuno ha detto che i cartoni animati rovinano la creatività. In questo caso non c’è affermazione più falsa! Claudio Passilongo ne è la prova vivente. Tutto è cominciato guardando gli eroi del piccolo schermo. Se da piccolo gli avessero chiesto che lavoro avrebbe voluto fare da grande lui avrebbe risposto senza esitare l’autore di musiche per cartoni animati. I litigi con la nonna, sua maestra di piano, le lezioni un po’ ritardate per seguire l’istinto, una vita che in tutto e per tutto ruota intorno alla musica. La musica, l’istinto e la forza che queste due cose messe assieme possono dare hanno fatto di Claudio un pianista dalle mille facce che ha tutto ciò che gli serve al posto giusto. Un pianista (Laureato in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sulla storia del jazz) che in questi giorni si sta concentrando con tutto se stesso al suo primo progetto da solista. Dopo le varie esperienze, su palchi, dietro i teatri, tra i bambini come insegnante, oggi si sta concentrando sulla sua sfida, un disco con piano solo fruibile a tutti. Con i microfoni di SET siamo andati a sbirciare nel suo passato, nel suo presente e abbiamo cercato di rubare qualcosa al suo futuro.

HAI INIZIATO IN TENERISSIMA ETÀ DA AUTODIDATTA, CI RACCONTI L’INCONTRO TRA TE E IL PIANOFORTE?

“Prima di incontrare il pianoforte ho incontrato le colonne sonore dei cartoni animati. Avevo immaginato, senza sapere neanche cosa significasse la parola melodia, un’ipotetica sigla di un ipotetico cartone. La canticchiavo di continuo. Il piano è venuto un po’ dopo, verso gli 11 anni: l’incontro avvenne a casa di mia nonna, un’insegnante di piano in pensione già da molti anni. Istintivamente, mi riusciva di riprodurre i temi delle musiche che ascoltavo in tv. E mia nonna, da insegnante all’antica, non concepiva che si potesse suonare a orecchio, imponendomi lo studio del solfeggio (ma fu fiato e tempo sprecato…)”

NELLA TUA CARRIERA E FORMAZIONE ARTISTICA TROVIAMO MAESTRI COME FRANCESCO NASTRO, CHE TI CONDUSSE ALLE MELODIE AFROAMERICANE, POI UNA VARIANTE LEGATA AL PIANISMO JAZZ MODERNO. COME HAI LEGATO QUESTE DUE DISCIPLINE OGGI NELLA TUA MUSICA?

“Sono approdato allo studio “serio” del pianoforte in tardissima età, a 25 anni. Ascoltai Francesco in una sua performance e “sentii” che avrebbe potuto darmi qualcosa. E così fu. Per me il Jazz è ed è sempre stato solo una delle possibilità di esprimersi al piano. Amo moltissimo la musica classica, e la musica leggera”.

SEMPRE NEL TUO PERCORSO SONO PRESENTI COLLABORAZIONI TEATRALI, QUANTO È IMPORTANTE UN BUON COMPOSITORE E DELLA BUONA MUSICA IN TEATRO?

“L’arte della musica di scena risiede nel saper creare suggestioni, e nel far sì che tali suggestioni siano in sintonia (o voluto contrasto) con la scena in questione. Quando Massimo Piccolo, autore e regista per il quale scrivo e ho scritto molto, mi propone una colonna sonora per un suo lavoro mi fornisce una serie di input legati, più che all’aspetto narrativo, all’aspetto “emotivo” della situazione scenica. Poi, il resto lo fa l’intuizione, la conoscenza della materia e l’affinità col regista”.

STAI LAVORANDO AD UN DISCO, CI SPIEGHI IL PROGETTO CHE STAI METTENDO SU?

“Sarà un disco in piano solo con temi tutti originali. Amo la cantabilità delle linee melodiche, e cerco sempre di enfatizzare molto i tratti contrappuntistici, i percorsi melodici non in primo piano. Non sarà soltanto un disco rivolto agli addetti ai lavori o solo agli stretti appassionati di jazz: la mia ambizione è suscitare emozioni sia al pubblico preparato, sia a coloro che ascoltano musica meno impegnativa. Impresa ardua poiché la ricerca di un equilibrio è sempre una scommessa”.

SE POTESSI FAR RINASCERE UN MUSICISTA, CON QUALE PIETRA MILIARE VORRESTI SUONARE E PERCHÉ?

“Bella domanda. Come risposta cito una frase dell’immenso Sviatoslav Richter: “Il mio compositore preferito è il compositore che eseguo al momento”.  Avrei voglia di rubare molto a tanti autori e a tanti interpreti, ma so bene che ogni personalità è il frutto di una serie di circostanze ed eventi che rendono eccezionale quell’artista in quel preciso periodo. Quindi, in definitiva, non so darti una risposta”.

SE TU DOVESSI SPIEGARE AD UN BAMBINO COS’È IL JAZZ, COSA GLI DIRESTI?

“Provare a spiegare il jazz è una cosa che mi tocca fare spesso, vista la mia attività didattica. Immagino spesso il gioco delle lego che, fino a pochi anni fa, imperava tra i bimbi. Il gioco consisteva nel dover costruire delle cose usando dei pezzettini piccoli. Bisogna cercare di costruire cose “sensate” usando esclusivamente i pezzi a disposizione, e facendolo nella maniera più “istintiva” possibile, pensandoci il meno possibile (chiaramente dopo uno studio accurato, precedente, della funzione e del ruolo dei pezzi).  I pezzettini piccoli sono le note e la costruzione è un assolo di jazz.  Il processo è molto simile a quello per la composizione e, come diceva Leonard Bernstein, “l’improvvisazione è una composizione veloce”.

LA MUSICA, COSÌ COME TANTE ALTRE FORME D’ARTE STA VIVENDO UN MOMENTO DI CRISI, QUALI PENSI SIANO LE CAUSE E COME PENSI SI POTREBBE RISOLVERE IL PROBLEMA E RIDARE LUCE ALLA MUSICA?

“Credo che la crisi riguardi quello che era considerato il sistema musicale (discografico) del passato. Sono in crisi le etichette che vedono aumentare il file sharing e il peer-to-peer con un grandissimo danno per l’industria. Ma, per quanto riguarda l’Arte, credo che questo sia un periodo di grandissime opportunità. Gli artisti sono moltissimi e la possibilità di scelta sono decisamente superiori a quelle imposte dalle industrie fino a pochi anni fa, a patto che si cerchi con intelligenza (non adagiandosi sulle proposte della rete ma assumendo ruoli attivi, di partecipazione intellettuale), cosa per la quale occorre una certa preparazione culturale. Sicuramente Internet non è la soluzione a tutti i mali poiché una sorta di pensiero dominante imposto dai colossi (anche per via traverse) continua ad imperare (basti guardare e confrontare le diverse  visualizzazioni di YouTube), ma se hai una discreta preparazione puoi cercare e trovare cose molto interessanti”.

Intervista di Wanda D’Amico